Cielo azzurro e sole alto, il mio benvenuto a Londra. Siamo già oltre gli stereotipi e il pomeriggio è giovane per avventurarsi in un itinerario “istituzionale”: la Londra regale, energica, cosmopolita. Dall’elegante quartiere Belgravia, mi avvio a piedi verso Buckingham Palace, Palazzo e Abbazia di Westminster (patrimonio dell’Umanità Unesco), il Tamigi. Ricordo i passi fatti oltre 10 anni fa e provo risentire quelle sensazioni: adesso è tutto nuovo. Riscopro una città con nuovi occhi, felice che la vita mi dia la possibilità di ricredermi e di ri-guardare un luogo già noto, con uno sguardo vergine, non corrotto da sensazioni pregresse.


All’Istituto Italiano di Cultura di Londra è in corso un’esposizione delle pietre sonore di Pinuccio Sciola. É previsto un concerto con orchestra da camera e le pietre sonore, organizzato da Indoru – La Boutique del Suono. Direttore musicale e contrabbassista della serata è Sebastiano Dessanay, reduce dal suo 377 project in Sardegna.

La seconda giornata a Londra è all’insegna dell’entusiasmo, della pioggia e di un itinerario che mi farà camminare oltre 17 km. Il mio albergo si trova a Liverpool Street, una via moderna e importante ricca di grattacieli, che io adoro osservare sia durante il giorno, che durante la notte, con tutte le loro luci che lasciano sognare la vita dinamica al loro interno.

Tappa al Old Spitalfields Market che ospita banchetti di varie cucine e oggetti artigianali molto particolari. Da qui in autobus, in mezzo ai grattacieli, per raggiungere la cattedrale di Saint Paul, da dove ho iniziato la lunga passeggiata.
Attraverso il Millennium Bridge (progettato da un team di architetti guidati da Norman Foster) prestando attenzione alle opere dello street artist Ben Wilson che nel 2014 si adoperò per dipingere tutte le cingomme presenti sul pavimento del famoso ponte che collega il centro città con Bankside. La gran parte di esse, ormai, è sbiadita, ma alcune hanno ancora colori chiari, forme definite e i messaggi che riportano sono leggibili.

Il Millennium Bridge ci conduce alla Tate Modern. Il museo, come la gran parte dei musei di Londra, ha accesso gratuito. Qui mi attardo per qualche ora, tra una sala e l’altra, nell’ammirazione di opere di Giacometti, Dalì Ibrahim El-Salahi, Kara Walker. Mi colpisce molto l’installazione site specific The British Library di Yinka Shonibare CBE, il cui scopo è mettere in evidenza l’impatto dell’immigrazione sulla cultura britannica.

L’atmosfera è effervescente, ricca di nuove energie e stimoli. La luce del futuro qui è possibile afferrarla tra le mani, ed è una sensazione bellissima che sanno donarmi soltanto alcune città.
Lasciata la Tate, attraverso il Golden Jubilee Bridge, per raggiungere il noto quartiere di Covent Garden. Tanti negozietti, piccoli locali di tendenza, musica per strada e molti fiori. Quasi alla cieca raggiungo il famoso Neil’s Yard, un microcosmo di colori e di lentezza nel mezzo di una tra le più brulicanti energie di questo pianeta.


A pranzo la sosta è in nel noto ristorante cinese Wong Kei: una palazzina su più piani, nel bel mezzo di Chinatown. Un luogo poco sfarzoso e dai tratti rudi, ma dicono sia proprio “questa genuinità” a renderlo un “must”. Il cibo è saporito e la scortesia non è poi così estrema.
Un passaggio rapido a Carnaby Street, nel quartiere di Soho e tappa al meraviglioso centro commerciale Liberty, giusto dietro la maestosa Regent Street. In un antichissimo edificio in legno, su più piani, è possibile immergersi nel tempio dello shopping: oggetti e arredi per la casa, abiti e accessori molto originali e ricercati.

Lasciata l’atmosfera ovattata del Liberty, dopo averne ammirato nuovamente l’antica e preziosa architettura, direzione MyFair, quartiere di Londra esclusivo, ricco di belle case e attività.
La meta è una chiesa riconvertita in mercato, il mercato MyFair dove arrivo con facilità e mi concedo un bell’aperitivo in uno dei banchetti posto su una navata laterale dell’ex-chiesa.
L’ambiente è molto particolare e sono molti lì i curiosi che si tra un sorso e l’altro, si guardando intorno con un sorriso velato in volto, per la particolarità e unicità del contesto: una bella esperienza, sì!

Poi in autobus da Oxford Street di rientro verso Liverpool Street. Viaggiare sugli autobus londinesi, soprattutto quando si ha la fortuna di trovare posto al secondo piano, permette di godere di una visuale privilegiata sulla città.
Mi attende una cenetta deliziosa al ristorante giapponese Nanashi nel quartiere Shoreditch, un quartiere di designers, creativi e artisti che mi lascia assaporare il brulicar di vita durante la bella passeggiata dopo cena.
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