Il Sulcis, nell’estrema Sardegna sud-occidentale, da sempre attira la mia attenzione. E, tutte le volte in cui vi sono capitata, sempre di corsa, ho sentito forte la sensazione di non averci capito molto, o nulla, e la ripromessa è sempre stata quella di un ritorno.
La premessa è quella di una terra bellissima, dove si cammina tra i monti, dove ci si affaccia precipitosamente sul mare, dove lo sguardo si perde in immensa bellezza. Altra premessa è la necessità di conoscere e di capire la sua storia economica e sociale. Le due premesse s’intrecciano inevitabilmente, suscitando sentimenti intensi, punti interrogativi, malinconia.
Prima tappa è stata il borgo medievale di Tratalias. Un insieme di case, alcune recuperate, e una chiesa romanica. Un’atmosfera accogliente, fatata è quella che vi si respira. Laboratori d’artisti, qualche ristorante e un progetto di albergo diffuso mai decollato. Ci racconta il titolare di una struttura ricettiva, che questo antico borgo è stato abbandonato negli anni ’80 a causa di infiltrazioni d’acqua che sopraggiungevano da una diga poco distante. Che gli edifici sono di proprietĂ del comune e che nessuno investirĂ mai i 5milioni di euro per l’albergo diffuso. Il sole cala e il tramonto sfuma i colori. La meraviglia e le potenzialitĂ di Tratalias rimangono imprigionate tra le strette vie, tra le piccole corti che si aprono, tra le finestre con le etichette ancora sui vetri…
Seconda tappa è stata la frazione di fondazione di Cortoghiana, in comune di Carbonia. Con circa 2500 abitanti è, per me, una scoperta incredibile. Non ne conoscevo l’esistenza e, una volta, arrivata mi pare d’essere nel quartiere comunista Nowa Huta di Cracovia. Frazione progettata nel 1939 e inaugurata nel 1942 alla presenza di Benito Mussolini, inizialmente fu chiamata villaggio Umberto. Sorge in prossimitĂ dell’omonima miniera di carbone. Architettura di stampo razionalista, ha lunghi e possenti porticati e una piazza enorme… Un luogo che mi ha sorpreso e un’atmosfera inaspettata che sono felice di aver scoperto.Â
Quindi, ci siamo concessi anche una sosta veloce a Bacu Abis, altra frazione in comune di Carbonia, ma con una storia risalente all’Ottocento. Si sviluppa, anch’essa come villaggio operaio. Bacu Abis si presenta, al contrario di Cortoghiana, un po’ anonima al primo sguardo.
La seconda giornata ha inizio a Gonnesa, base di partenza delle esplorazioni. Prima tappa è Porto Flavia, in comune di Iglesias. La raggiungiamo attraversando la panoramica Strada Provinciale 83. La giornata è grigia, ricca di nuvole rarefatte che nascondono le cime dei monti che sovrastano il nostro cammino. Il mare si apre davanti a noi, immenso… Un percorso meraviglioso, se non fosse poco sicuro per noi in auto.
Porto Flavia era il punto d’imbarco del materiale proveniente dal vicino sito minerario di Masua. Purtroppo, nonostante ci avessero assicurato che il sito sarebbe stato aperto, non lo era. Per cui, l’unica consolazione è stata l’essere immersi in un paesaggio meraviglioso, con la promessa di un ritorno. Dinanzi ai nostri occhi erge, maestoso, il famoso Pan di Zucchero, il faraglione piĂą alto del Mediterraneo, monumento naturale della Sardegna.
Sosta nelle spiagge in territorio di Gonnesa, Plag’e Mesu, Fontanamare e Porto Paglia dove, per accedervi, si passa accanto a un nucleo di edifici, che ospitavano le vecchie tonnare, ora residenze private. Il cielo è coperto, il mare agitato, ma la meraviglia è tanta. In lontananza, sul lato sinistro della spiaggia, la famosa casa del pescatore, e il sapere che si trova lì dal Seicento mi conforta…
Prima di concederci la meritata sosta per il pranzo, è d’obbligo una sosta per ammirare la palude Sa Masa, zona umida di acqua dolce, di circa 75 ettari. Sta lì, incantevole, tra due splendide pinete cresciute su dune fossili, prossima alle dune della spiaggia di Funtanamare. Impossibile non soffermarsi per ammirarne i colori, il silenzio, la meravigliosa pace che allo sguardo ci dona…
Il pomeriggio è dedicato a Carbonia e al suo museo del Carbone – grande miniera di Serbariu. Carbonia è una cittĂ di fondazione. Nata nel 1938 per ospitare i lavoratori occupati della miniera e divenne una delle maggiori cittĂ della Sardegna. Il sito minerario di Serbariu fu attivo dal 1937 al 1964 e fu una delle piĂą importanti riserve energetiche dell’Italia, dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del secolo scorso. Nel maggio 2011, Carbonia vinse il Premio Paesaggio del Consiglio d’Europa per le azioni intraprese per “recuperare, restaurare, tutelare e riqualificare, l’impianto urbanistico e architettonico della cittĂ industriale del novecento. Il concetto di paesaggio è qui riferito al paesaggio urbano e produttivo, nel suo rapporto con il territorio, che ha in Carbonia una particolaritĂ unica e inconfondibile.”
Il sito, convertito in museo, fu restituito alla sua comunitĂ a fine dicembre del 2005. Adesso è possibile visitare una parte di quella che fu la miniera, esplicativa di quella che fu la vita al suo interno, all’esterno, le condizioni di vita, di lavoro di migliaia di persone. Visitando la miniera, accompagnati dalla sensibilitĂ e dai saperi delle guide, si scoprono le condizioni disumane, si immaginano le paure, le fatiche, i sacrifici, le speranze delle vite di tutti coloro che in quella miniera hanno speso loro stessi. Una storia umana, prima che economica, di cui essere consapevoli.
Descrizione del Sulcis sintetica, precisa e completa. Leggendo si percepisce la complessa storia di questo territori e il fascino del suo paesaggio